| always a blessed stranger to you Mi ha fatto vibrare l'anima. La mia anima kalupsòmena. Quella che ondeggia con i ricci quando c'è vento, quella che ringhia quando c'è da aver paura, quella che lui dipinge con colori a pastello con la delicatezza immortale di non darle ancora un nome. Guardo il mio corpo che sboccia, l'ispirazione che avvolge la gola, un dolore intenso che mi pervade cuore e membra, un calore improvviso a risvegliare le fiaccole del mio spirito. Nel suono ridondante di un violino io mi ritrovo, in un ritornello privo di parole annego come fossi stretta in vita da due cupide braccia di morte. Sento emozioni che si inseguono dentro di me, sotto la pelle, nelle vene, ubriache del mio sangue, estasiate dalla mia mortalità, le sento nascere e spegnersi, sopravvivere a stento, bruciare l'aria che respiro, contrarsi negli spasmi della mia felicità. Mi chiedo se tutto questo debba finire. Loro gridano, a volte ridono, non si fermano ad aspettarmi, i lupi non torneranno più sulle colline, c'è qualcosa che ora non cambierà più. Creatività disumana, di errante, di vagabondo di vite, di orfano d'Arabia, di capelli blu e combinazioni di HVI. Niente di più un sospiro, della carezza dolce di un paio di note assopite, il solito sguardo d'intesa, i soliti attributi obesi, l'ambiguità della noncuranza, come fraintendersi, fraintendersi troppo. Inventiva, non puoi fermarmi ora, non puoi rallentare questa rigenerazione continua, la muta della mia mente, gli scarti del mio pensiero, le crudeltà della selezione naturale, teste di dèi, corpo di uomini impudici, mattine d'estate senza sole, acquazzoni e profezie sotto un ombrello rubato ai poveri. Le cose che ancora non so, quelle che devo chiedere che mi insegnino, le scuse continue, i tagli, le ironie, tronchi di cenere, aghi di polvere sulle mie iridi offese da ciò che vedo. Aghi di polvere e suoni discordi, apologie all'indifferenza, vita, vita, vita, vigore, portami via, stringimi più forte, non c'è nulla qui per noi, solo una serie infinita di virgole e delusioni, ci hanno dato di più, ci hanno promesso un mondo, arche di burro, visi di sale, sorrisi di angeli, scuri e celesti, vibrisse e passi aggraziati contro il tramonto, compleanni mancati, ausili virtuali, vie di fughe trascendentali, accenti francesi senza dignità patriottica, genocidi di esuli grammaticali, e rime, rime, rime. Non regolarci, non metterci in fila, le righe con noi si intrecciano perpendicolari come fossero parallele nello spazio curvo. Partiamo da qui, fuggiamo via, chi c'insegue? Il sole; a noi la notte non spaventa, noi temiamo l'alba, perché si odia chi troppo amore ci dà. Mi hanno detto di non cadere, giurato che ali di cera possono perdere piume d'oro, mi hanno lasciata nuda davanti ad Eolo...Read the whole post... |
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