| | | Suoni di flauti. Ciglia abbassate. Guardarsi negli occhi con le palpebre chiuse. Fingersi piccoli per fare il mondo più grande. E stringersi. Col cuore contro la pelle, la gabbia delle costole, i veli della carne, pelo e unghie come trame di una maschera di pigmenti e melanina, siamo la razza degli attori, delle attrici, delle canzoni tristi che esplodono alla fine. Falsa prolissità, falso il tuo interesse, reale un singulto quando volti le spalle a ciò che desideri, autentiche le righe di trionfo sulle liste che fai tutti i giorni. Il re dei topi, il principe dei gatti, l'Ero, tutto è uno, uno è tutto, un muro che non si chiude su di sé. E la passione è un virgulto. E l'amore un vagito. E ogni resto un'assonanza in rima abbracciata. Concatenatemi. Erbaccia colta, come se tutto fosse stato mischiato nel colore, la Pangea dei sensi, i limiti del dolore, questo vedo: in bilico su un battito, il mignolo che sfiora l'acqua gelida del Gange; una Cassandra su un letto d'ospedale senza più viso, senza più braccia, senza più gambe, e un infermiere le scrive sul petto con le dita, lei agita la testa, si scuote, ma nessuno oggi sa leggere il morse... e vedo l'Apollo di sangue consumarsi, nudo nella sua eco di allarmismo e terrore, in quella parodia epilettica. La verità è che se il mondo fosse capace di andare a letto quando è ora l'elettricità neppure servirebbe, e il fuoco arderebbe solo nelle vene degli amanti. Gesù era un falegname, dio una convenzione, e noi siamo i drogati, i figli di un linguaggio che mi fa tremare, che mi rende ragazza, mi rende donna, mi rende figlia, giglio, errore; basta ruotare la croce per moltiplicare i briganti, elevarli alla seconda, farli sempre positivi. Rifugiamoci. Esuli. Esiliati. Fuggiamo. Da chi? Scappiamo. Da dove? Nell'orecchio sinistro una scala destra per il paradiso, si sale solo a saltelli, se hai più piercings rischi di dover tornare giù. Leggo negli intervalli delle vostre accuse la distopia di tutte le cose. L'antimateria nel tè. Una parete di pietra per sentire la terra, un pugno di amici per ascoltare il cuore. Quello volubile di Romeo, quello ballerino dei pesci e dei cantori, anche se persino la pialla ed il martello sono portati dal vento. Scaverei in un albero per giorni. Perderei il senso. Perderei me. Vinceresti. Diventerei il tuo mondo capovolto. Con le teste di bambola come una metafora distorta della personalità infantile che si contano sulle dita, e se le sbatti per terra senti solo la plastica grattare contro i polpastrelli, perché dentro non c'è niente, senza la tua voce possono solo rimbalzare. Sai cosa fa male? Non ricordare. Sai perché ti parlo? Perché non ci sei. C'è quella ragazza. Seduta sul primo gradino. Mi guarda. Ha il solito vestito bianco. I soliti capelli scuri. Se chiudo gli occhi scompare, se mi t...Read the whole post... |
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