(20.01/13) Sì.

« Older   Newer »
  Share  
Jericho XVIII
view post Posted on 13/3/2013, 22:58 by: Jericho XVIII
Avatar

! शान्ति ॐ

Group:
Administrator
Posts:
7,868
Location:
The World That Never Was

Status:


What if I went back to writing? What if I filled the gaps? What if aprissi di nuovo il rubinetto arruginito di un'enorme diga di sogni, illusioni e parole in ordini criptici incastrate e compresse come le lettere sul palato di un muto? Se tornassi di nuovo a dipingere coi colori del vento, e per farlo spalancassi finestre, gambe, porte blindate, casseforti automatiche e nervi? Se fossi ancora fatta di sale e di schiuma, di fili e di risate, di ispirazioni e aspirazioni di fumi immaginari? Se potessi ancora scrivere elenchi interminabili fino a consumare l'inchiostro dentro la mia testa? Se avessi voglia di fare a pezzi i punti interrogativi di tutte le mie brevità, e tornare ad essere prolissa sì, ma viva, illeggibile sì, ma scritta? Se fosse l'ora? Se l'avessi deciso ora?
C'è palingenesi? No. È tutta una finta, è una finta, lo leggo nelle foglie che cadono solo perché il mio passo le calpesti. Per poi disgregarsi e tornare terra in Africa o in Spagna per poter dire “il suo cammino è passato sul mio dorso”. Terra che gira, giri della terra. Finalmente vedo di nuovo le volute e i nastri. Col naso all'insù scruto nei meandri dell'opera d'arte. Mi sono circondata senza accorgermene di un mosaico di persone che mi facesse caldo e strade per nascondermi a casa o per fuggire via. Adesso è tempo di decifrarle. E mi sento di nuovo viva. E sento che quello che scrivo fa schifo ma che un nuovo gusto vi si sta insinuando dentro. E posso continuare. Ora. Silenzio. Rumore. Forte. Ripetizione. Scontatezza. Forse no. Perché le lettere sono sempre quelle, quattro basi azotate cioè quattro nucleotidi, venti amminoacidi di cui dieci di natura e dieci per assunzione, ma tutti diversi per come stanno insieme. Sulle ali della farfalla scivolo sempre più in giù. Devo ricominciare ad ascoltare – no! Ad ascoltarmi. Per ricordarmi come si fa, a stendere vernice fresca stando seduti sulla panchina. Sento rombi di aerei sopra la mia testa. Sono i miei ricordi che vanno all'estero e mi lasciano qua. Forse come Artemisia dovrei fuggire per ricominciare altrove, lasciando tutto il male qua, ma sta succedendo il contrario: è il male che parte. Dove va? Da altri? Ma no. Atterra nei lidi abbandonati delle cose inutili. Perché ha tutto sempre più senso da quando la bambina ha scoperto che odiare non serve a niente. Però si sdoppia ancora. Ma per chi scrivi? Fregatene. Non ha interlocutori e ne hai cento. Non ti legge nessuno e ti leggono in mille. Ma sii te. È la regola, sii te. Sii felice, Bianco, sii felice. Kuroshiro. Ma sì, va bene anche così: e adesso guarda. Immagina, sogna, scopri, sii l'idea di perfezione di qualcuno. Lidi abbandonati, dicevi? Macché. Tu non perdi niente. Tu vai avanti. Macini righe come i cereali della colazione, neri che fa piacere avere il cioccolato tra i denti senza sensi di colpa perché ciò che mangi è carburante per una macchina già in moto: quella della tua testa. Che si asciuga di dosso ogni mattina visioni oniriche fatte di cartoni e di lupi a letto con le ninfe e ragazzi che non conosci che ti dicono dove andare e tu ovviamente ci vai. Ma adesso basta vuotezza.
Inspira. Espira. Aspira.
Tuffata in mille pagine e mille ancora, anima mia, vagando più lontano di una rondine vecchia di cento inverni, con le ali rattrappite e il becco levigato dai baci, ho attraversato la morte e l'inganno, la nascita e la verità, desiderando forse perdermi in quelli che erano altri posti dove lasciare impronte, altri corpi di cui mangiare gli occhi. Ho visto cose che mi hanno fatta sentire a casa e straniera nella terra in cui sono nata, lontana e vicina da te, ma ogni volta che mi sono voltata – ogni volta che si abbassava la copertina di quel libro, e si alzava il tuo sguardo su di me – ti trovavo lì, fisso e tranquillo come solo tu sai fare, col tuo filo rosso in mano che mi tiene avvinta a te come il migliore dei Demoni che ci stringe l'uno all'altro senza vincerci ancora. E vorrei parlare di quello che è cambiato ora che abbiamo ritrovato la voce, di come sulla spiaggia si siano scatenati spiriti d'oltremare e anime assolte, di quello che ci aspetta adesso tanto accalcato sull'orizzonte che mi sembra una folla in attesa del nostro sì.
 
Web  Top
0 replies since 13/3/2013, 22:58   43 views
  Share