| | | Beat, beat, beat down. Sotto il ponte, a dodici metri da terra, occhi impastati, gole elettroniche, passi leggeri, ticchettio di pioggie, e in un istante con un battito di ciglia tutto il mondo cambia, il tordo torvo spicca il volo, il corvo nervino gracida ed è rana, tutto si cheta, in ascolto, un fiore lontano si schiude mentre sorge il sole, ci sono colori, ci sono razzi fatti di erbe e petali, di nuvole e panna, di parole e risate, poi il silenzio – dura appena un attimo, tra la luce e le ombre che senza apostrofi ricoprono i campi e le colline, solo un istante, si sente il mondo respirare due volte, tre, poi bloccarsi, tendersi, arrivare là: immobile, pietrificato, lo si vede ascoltare una farfalla che batte le ali, contro il sopracciglio allegro dell'orizzonte, contro e con un'alba che la culla e mi dice: svegliati. Svegliati. Che è successo, dove sono, dove sei. Niente più pazzi a spazzare le strade, il tempo riprende a scorrere, le macchine ruggiscono e sbattono tra loro, io sono lontana, guardo le ruote fare capriole sull'asfalto e se mi distraggo finisco sotto i loro denti di gomma. È un po' onirico, un po' surreale, troppo lontano dai boschi, e io vorrei solo tornare. Portarti con me. Avere la forza di prenderti la mano, stringerla al cuore, farti sentire quant'è calda la mia pelle, dirti che è fatta di terra proprio come te, me, come tutto il resto, che gli alberi d'estate hanno lo stesso odore che sentivano i coloni quando risalivano i fiumi, che il vento è un respiro della matrice che ci prende tutti in giro, che Faber non ce l'ha fatta ma lo canteremo noi, tu avrai dita più dolci per corde più sottili e io muscoli più veri per tamburi più soffici, avremo mani unite, cuori intrecciati come stoffe persiane, i denti bianchi, il mento sporco di ciliegie e sempre una solita canzone in testa, anche se ancora non sappiamo quale. Ma già la cantiamo. Ma già ce la teniamo sulle labbra e ce la cantiamo bocca a bocca, sospiro su sospiro. Siamo già là tra la primavera e le liane. Vasco B. mi sorride con una faccia un po' triste e mi dice stai lontana da me, ma io non resisto, lo sapete, iudices, che dove c'è scuro io mi avvicino, sono come quelle piccole stelle con quattro zampette fuori da questa finestra, sulla ferrovia, sono anch'io una lucciola e vado dove c'è buio, cerco l'oscurità per far luce, il mondo mi han detto che gira così. Byakko ridacchia dietro i monti, è preoccupato e gentile, ci conta, ci dice di aspettare ancora un po', che le pioggie arriveranno. Ma quando, ma quando. Ma chi saremo allora, ma dove. I perché li abbiamo tutti. Amore mio. Di nuovo. Deute. Kalemmi. Amore. Mio. Diastole sistole deute. Kalemmi. Amore mio. Diastole. Sistole. Non ci riesco più. Mi si è rovinata quella mano che una volta aveva un tatto. Vedo più storie,...Read the whole post... |
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